Pillole di passeggiate 8: oratorio di Santa Margherita

C’è un piccolo tratto, all’interno della cinta muraria aureliana, in viale Carlo Felice, che nasconde uno degli angoli più suggestivi ed allo stesso tempo meno noti, della Roma medievale. Nell’asse murario romano, all’interno di una delle due torri che all’esterno cingono un complesso di sei muri obliqui di rinforzo, è nascosto l’antico oratorio di Santa Margherita di Antiochia, una martire cristiana della fine del terzo secolo che subì il martirio durante l’epoca di Massimino. Nella “passio” si ricordava che in vita era stata inghiottita da un demonio a forma di drago finché non riuscì a liberarsi squarciandogli il ventre con una croce, cosicché il drago e la croce sono i simboli di Santa Margherita. In epoca medievale il culto di Santa Margherita, protettrice delle partorienti era molto diffuso e proprio all’interno della suddetta torre sorse un oratorio, con affreschi che, riferibili a maestranze romane del XIII secolo probabilmente legate alla scuola di Pietro Cavallini, raccontano avvenimenti della vita di Santa Margherita e di San Paolo. E certo non era una anomalia in epoca medievale riutilizzare tratti delle mura, soprattutto nel settore meridionale. L’oratorio non fu solo rifugio di eremiti ma, per un certo periodo, fu utilizzato anche come carcere, perché più volte risulta menzionato come “Prigione di S.Margherita”, e luogo di devozione, dal momento che esistono bolle papali di papa Clemente IX e Clemente XII che concedevano indulgenze plenarie a chi lo avesse visitato il 20 luglio, giorno della festa di S.Margherita. Ciò testimonia sicuramente la rinomanza del luogo, che fu venerato fino alla fine del XIX secolo. Agli inizi del secolo scorso, sotto la direzione di Antonio Muñoz l’antico oratorio ormai fatiscente fu restaurato ma purtroppo da allora, è ritornato nuovamente in uno stato di abbandono e tutt’oggi avrebbe ancora bisogno di urgenti lavori di riqualificazione.

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