Pillole di passeggiate 4: Eleonora Fonseca

Inizio di via Ripetta, partendo da piazza del Popolo. Si cammina di fretta perché il marciapiede non è abbastanza largo e di solito c’è un via vai di carrelli per lo scarico merci. E poi, diciamolo, si pensa che in quella via non ci sia poi così tanto da scoprire: il suo nome è legato all’Ara Pacis e al Mausoleo di Augusto, basta e avanza. Invece non è così. Tra le tante storie nascoste, questa volta vi parliamo di una lapide commemorativa che ricorda il luogo di nascita della scienziata e intellettuale Eleonora Pimentel Fonseca.  Nel 1750 il padre, di antica famiglia spagnola, ma ormai al servizio del Portogallo,  si trasferisce a Roma con tutta la famiglia. Il 13 gennaio del 1752 Leonor da Fonseca Pimentel Chaves viene alla luce nella casa di via Ripetta, al numero 22. Nel 1760, a seguito della rottura dei rapporti diplomatici fra il Regno del Portogallo e lo Stato Pontificio, la sua famiglia si trasferì da Roma a Napoli. E’ in questa città, grazie al livello culturale altissimo dei personaggi che dimorano nella capitale partenopea, e grazie soprattutto ad un suo zio abate, che la giovanissima Eleonora comincia il suo percorso di donna colta. Sa scrivere correttamente il portoghese, l’italiano ed il francese, mentre legge e comprende l’inglese. Si interessa delle lingue greca e latina e storia antica. “Molto portata per le scienze”, viene anche istruita nei principi di matematica. Insomma, una donna colta! Scrive sonetti, odi, componimenti ed ha  riconoscimenti da parte dei più alti letterati dell’epoca. Inizia anche uno scambio epistolare con Voltaire. Però Eleonora, anche se diversa dalle altre donne perché colta, rimane sempre una donna e un matrimonio si doveva combinare. All’età di ventisei anni sposa Pasquale Tria de Solis, di famiglia appartenente alla piccola nobiltà napoletana, tenente del reggimento nazionale del Sannio. La sua vita familiare fu infelicissima: un figlio morto prematuramente, gravidanze interrotte per i maltrattamenti subiti, un clima di violenza domestica che le mina gravemente la salute. Inoltre, un dissesto finanziario porta lei e suo marito al limite dell’indigenza. Viene iniziata una causa di separazione, ma il marito inspiegabilmente si ritira dalla causa, senza nulla pretendere. Ormai, però, Eleonora non gode più del suo status sociale e finanziario. Diventa bibliotecaria della regina Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, moglie del re Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia, frequenta i salotti degli illuministi napoletani e quando i francesi arrivano a Napoli nel 1792, lei è tra gli ospiti del ricevimento.                                                      Le sue sorti cambiano di nuovo: da consigliera della regina consorte,  a traditrice della stessa. Viene imprigionata nel 1798, ma dopo un anno  liberata “dal popolo”. Con loro partecipa alla presa di Castel Sant’Elmo, proclama la Repubblica Napoletana e diventa direttore del “Monitore Napoletano”, lei, una donna!

Nel giugno del 1799 la Monarchia fu restaurata e la vendetta non tarda ad arrivare, anche nei suoi confronti. Ingannata con una speranza di grazia, viene impiccata nella piazza del Mercato, a Napoli. Aveva 47 anni.

 

Nel 1986, lo scrittore Enzo Striano, pubblica il libro “Il resto di niente”, dedicato proprio alla Fonseca. Nel 2004 esce il film tratto dal libro e con lo stesso titolo. Nel 2019, l’artista Leticia Mandragora, sulla facciata dell’ex mercatino di Sant’Anna di Palazzo, nei Quartieri Spagnoli, riconsegna alla memoria il volto fiero dell’eroina della  Rivoluzione Napoletana del 1799. Roma e Napoli ricordano insieme una donna speciale.

 

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